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StoriaIl Vesuvio: tra mito e storia

Le origini del nome

Il Vesuvio è situato nel Golfo di Napoli ed è uno dei vulcani attivi, o per meglio dire quiescenti, più pericolosi al mondo.

Il nome Vesuvio ha diverse origini. Si dice che abbia origine indoeuropea o che fosse stato consacrato dall’eroe Ercole. L’ipotesi più accreditata, però, è quella di una tradizione popolare secondo cui il nome Vesuvio derivi dal latino “Vae Suis” che significa “Guai ai suoi”, siccome le varie eruzioni accadute in passato furono sempre precedute da eventi catastrofici per la città di Napoli o per la regione Campania.

Le eruzioni che sono passate alla storia

L’eruzione del 79 d.C. fu il principale evento eruttivo della storia del Vesuvio che distrusse le città di Pompei ed Ercolano. 

Secondo le fonti l’eruzione avvenne il 24 agosto con un’esplosione che causò la fuoriuscita di una nube di piroclastici che seppellì la città di Pompei. Durante la notte, la parte più densa della colonna dei gas scese lungo i fianchi del Vesuvio creando una nube ardente che raggiunse la città di Ercolano uccidendo qualsiasi forma di vita. L’eruzione fu talmente forte che cambiò la morfologia del Vesuvio, che assunse una forma più conica, e portò alla nascita del Monte Somma.

Dopo il 79 d.C. si susseguirono altre eruzioni fino ad arrivare a quella del 1631 dove ci fu una violenta attività esplosiva che coinvolse Portici, Ercolano, Torre del Greco e Torre Annunziata.

L’ultima eruzione del Vesuvio avvenne nel 1944 che distrusse Massa di Somma e San Sebastiano e cosparse di ceneri Ottaviano e tutto il Meridione. 

La città sepolta di Pompei

Dopo l’eruzione del 79 d.C., Pompei rimase sepolta fino al 1860 quando iniziarono le prime esplorazioni che portarono alla luce quasi tutta la città antica. Tra i principali monumenti rinvenuti ci sono il Foro, il Tempio di Giove e la Basilica. 

La scoperta più importante fu il rinvenimento dei resti di corpi ben conservati grazie alla solidificazione della cenere sui loro corpi che creò un calco. 

Oggi i reperti archeologici sono conservati nel Museo Archeologico di Napoli.

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